Secondo un recente studio elaborato dalle Word Bank, l’Italia si posiziona al 24° posto su 155 paesi esaminati in quanto ad “Indice di Prestazioni Logistiche” (LPI) nell’industria alimentare, mentre gli standard più alti sono stati riscontrati in paesi come Germania, Singapore, Svezia ed Olanda. Per competere globalmente è quindi sempre più importante saper gestire in modo efficace lo stoccaggio e la movimentazione delle merci, soprattutto per quanto riguarda il settore agroalimentare, con merci spesso più soggette a deperimento e danneggiamento rispetto ad altri settori merceologici.
Per quanto riguarda il ritardo infrastrutturale italiano (vedi indagine ISMEA) non c’è ovviamente molto che le aziende italiane possano fare singolarmente, mentre per quanto riguarda le carenze logistiche “interne” delle aziende ci sono ottimi margini su cui intervenire per migliorare la propria efficienza competitiva e distributiva, con un impatto che può rivelarsi determinante nei confronti dei vari “avversari” nazionali ed internazionali.
La “supply chain” alimentare è spesso complessa ed articolata, dovendo tener conto di fattori sia “biologici” che commerciali, ecco quindi che investire in logistica industriale (soppalchi industriali, sistemi di stoccaggio pallet, scaffalature, contenitori personalizzati) può aiutare a ridurre alcuni step ottimizzando le varie fasi di trasformazione, produzione, commercializzazione e distribuzione migliorando la redditività con conseguente miglioramento del benessere complessivo economico indotto.